sabato 30 marzo 2024

Venditrici di rose, altri sepolcri e un misantropo

Un paio di parole (senza troppa bibliografia oggi) su altri tre epigrammi.

Qui dentro c'è qualcosa di Frazetta, ci scommetterei.

Il monodistico AP 5.81, di un anonimo, è stato il primo componimento a instradarmi su una via che mi piacerebbe percorrere nella traduzione di epigrammi greci: rispettare non solo la metrica ma inserire anche delle rime. Facile usare la rima cosa-rosa, e sarebbe ancor più facile fare il commentatore di me stesso: ma sono compiaciuto dei giochi di suoni che ho inserito pure all'interno dei versi. Si tratta di due versetti (greci) in croce, ma voglio condividere le diverse proposte che mi sono fatto.


(end+sen+sen)
Che vendi, o graziosa come le rose?
Te stessa, le rose
o entrambe le cose?

(end+nov+sen+sen)
Come una rosa tu sei graziosa,
vendi qualcosa? Che cosa?
Te stessa, le rose, 
o entrambe le cose?


Alla fine ho preferito qualcosa di più vicino all'italiano che parliamo nel cotidie, senza apostrofi o strutture insolite. Al costo di aggiungere o togliere elementi: queste sono traduzioni poetiche, non filologiche.

(Risultato finale: end+end+sen+sen)
Sei bella e graziosa come una rosa.
Che dici? Vendi qualcosa? Che cosa?
Te stessa, le rose, o entrambe le cose?

Forse ora come ora è più interessante una riflessione più moderna. Usando Bing Image Generator per creare le immagini, mi sto improvvisando prompt engineer per risparmiare i pochi crediti giornalieri che ho. Questo porta a numerosi problemi: il sintagma ancient Greece dà spesso risultati enormemente stereotipati. Ma non soltanto: non sempre considera quell'ancient. Sono passate un paio di settimane da quando generai quell'immagine e ormai ho perso tutti gli scarti (peccato), ma ricordo che era uscita roba veramente strana, talvolta ai limiti del porno, talvolta con braccia occhi e mani teratomorfici. E più era specifico il prompt, più raramente usciva il risultato in cui speravo (avrò generato almeno una sessantina di immagini). Anche questo è significativo, non si tratta solo di essere descrittivi, si tratta di azzeccare le giuste combinazioni per tirare fuori il materiale su cui è stato maggiormente allenato il modello text-to-image. 


Nonostante si tratti di un'allucinazione, è molto evocativa.


L'epigramma su Erasisseno, qualche mese fa, mi aveva ispirato e ho deciso di dedicargli un breve racconto abbastanza strano. Potrei pubblicare altri epigrammi sugli ubriaconi in futuro, è un motivo ben presente nell'Antologia Palatina.


Riguardo all'altro epigramma  di Callimaco, quello su Timone di Atene, poco da dire a parte ciò che ho già scritto su Instagram. Per l'immagine ho usato il generatore di immagini AI "Contenuti magici" di Canva: lo trovo molto meno "granuloso" rispetto a Bing, forse perché è pensato apposta per i social. Bing resta il migliore per le immagini in stile fotografia (accanto a Leonardo AI), ma Canva permette di creare roba disegnata molto carina. A patto che non si sia troppo esigenti sull'esattezza filologica e sul numero di arti e dita degli esseri umani.

Ecco una carrellata. Valete.





"Un bevitore di vino", racconto di giugno 2023

 [Mio racconto scritto il 4 giugno 2023, a mezzanotte circa. Faceva caldo e non riuscivo a dormire.]


Un bevitore di vino

Una volta attraversate le pagine dei primi sei libri dell’Antologia di Heidelberg e le prime quattro centinaia e mezzo di epigrammi (più tre) del sepolcreto costituito dal settimo libro, si può trovare un componimento che così recita:



τὸν βαθὺν οἰνοπότην Ἐρασίξενον ἡ δὶς ἐφεξῆς 

  ἀκρήτου προποθεῖς᾿ ᾤχετ᾽ ἔχουσα κύλιξ.


Quel profondo bevitore, Erasisseno, l’hanno portato 

   via due coppe di vin puro trangugiate alla goccia.


L’Antologia dice che l’ha scritto Callimaco Cireneo, mentre Ateneo Naucratita non gliene attribuisce la paternità. Due grandi studiosi, uno della Cuiavia e l’altro tedesco, della città che fu fondata per seconda in Germania dopo Treviri, ritengono che no, non è proprio da Callimaco questo epigramma. L'elisione del participio nominativo προποθεῖσ[α] sulla cesura del pentametro, suvvia, ma scherziamo!¹ per me,² non c’è problema nel riconoscere che soltanto la mente di Callimaco se ne veniva fuori con dei giochetti del genere.


Filologia a parte, Erasisseno non è un un antico, e a dirla tutta non è nell’Ade che se ne sta oggi. Non perché l’aldilà non esista (Odisseo e Dante da qualche parte saranno pure andati per raccontare quel che videro ponendo le basi della moderna civiltà), ma perché a un certo punto ha avuto la fortuna di liberarsi perché qualcuno aveva lasciato il portone aperto. Voleva soltanto farsi un altro goccetto.

Dicono che ogni tanto, di venerdì, lo si possa incontrare al tavolino nell’angolo in fondo a destra nella sala principale dello Spring Wine Pub. 

Non ho mai avuto il coraggio di disturbarlo. Esistono tanti tipi di bevitore nel mio mondo: chi parte per superare il limite (di solito in questa categoria rientra chi ordina almeno un long island tra i primi 3 drink della serata), chi riesce a mantenersi leggermente ebbro idratandosi debitamente, chi non ha idea di quanto berrà, chi beve anche di giorno, chi beve soltanto per il gusto. 

Erasisseno, dal fegato assai forte sia in vita che dopo, è seduto là. Ha già adocchiato, sul menù,


1/4 L vino della casa      3 euro

1/2 L vino della casa      5 euro

1L vino della casa          7 euro


e ne ha approfittato per stupire il cameriere con una banconota da 20 e una moneta da 1 euro. Il cliente ha sempre ragione, ed ecco accontentato il profondo bevitore.


Infine non indugio, vado lì e mi siedo con lui. Non voglio entrare in competizione, ma ordino una caraffa anche per me, e inizio a bere insieme a lui.

Non ci mettiamo subito a ridere, non è davvero la serata adatta. Lo vedo che è stanco, molto stanco. 

“Sei stanco anche tu di vagare tra i vivi?”, gli dico come battuta.

“Ma no, quello mica mi pesa. È che ci mette davvero tanto a salirmi questo vino, e non ho troppi soldi con me. E penso che la mia carta di credito sia scaduta da un paio d’anni”.

Da giovane, quando iniziai a bere, pensai che il fegato era come un muscolo, che una volta che lo alleni riesce a fare cose sempre più grandiose. D’altronde, a un ragazzetto di 13 anni quattro calici di vino salgono molto facilmente se non lo mandano proprio ko, un uomo adulto può anche guidare in maniera tranquilla dopo la stessa quantità (anche se non andrebbe fatto, anche se stiamo parlando di un morto non promuoviamo comportamenti pericolosi e irresponsabili). Quindi, quanto sarà allenato il fegato di Erasisseno, che già duemila e passa anni fa era quel profondo bevitor di vino accoppato da quella duplice coppa d'a-kraton, di vino non-mischiato con acqua? 

Offro un altro giro triplo, e solo quando finisce di bere, riesco a dirgli perché sono lì con lui.

“Non sto riuscendo a iniziare a scrivere la mia tesi di laurea. Blocco dello scrittore, paura di non fare un bel lavoro, semplice pigrizia”.

“E perché hai dovuto scomodare un epigramma che forse non è nemmeno di chi si dice che sia?”.

Ricontrollo se la mia traduzione dell’epigramma sia perfettamente metrica. Rimando la fine di questo racconto a un altro giorno.




¹ Roba indegna dell'arte metrica di Call.

² Cfr. E. Livrea, Due epigrammi callimachei, «Prometheus», 15, 1989, pp. 199-202 = Id. 1993, pp. 95-100; G. Zanetto e P. Ferrari, Callimaco, Epigrammi, Mondadori, Milano, 2002, p. 101-102; A. Gullo e G. Paduano, Antologia Palatina. Epigrammi funerari (Libro VII), 2022, Edizioni della Normale, Pisa, 2022, p. 1154.

sabato 9 marzo 2024

Tre epigrammi: Filodemo, Callimaco, Asclepiade

I miei ultimi tre post su Instagram sono l'inizio di un esperimento: portare una forma letteraria breve su un social che favorisce la brevità (e l'immediatezza).
Ridurre l'epigramma greco a un genere caratterizzato solamente dalla brevitas è un peccato che non voglio commettere. Di sicuro, non lo voglio inquadrare come un prodotto "di consumo": non si tratta di ciò. Piano piano, vorrei sperimentare l'utilizzo delle immagini per tutti gli epigrammi che un lettore può immaginare iscritti sopra un oggetto, che si tratti di una tomba, di una mela, e, in ultimo, anche di uno stesso volume di papiro. 

Le traduzioni di Callimaco e di Asclepiade le avevo nel cassetto già da un paio d'anni, e dopo averle risistemate e aver donato loro una veste grafica accettabile, ho pensato che andava tradotto anche un epigramma amoroso un po' più carino, ma allo stesso tempo che offrisse diversi strati e livelli di lettura. Perché non tradurre qualcosa di quell'epicureo di Filodemo?

In futuro potrei pubblicare qui un po' di retroscena sulla traduzione e sulle mie scelte metriche e stilistiche, ma prima preferirei raccogliere un bel po' di materiale (e anche le reazioni dei miei tre lettori a questi post). Di norma, comunque, il distico elegiaco mi piace renderlo con un endecasillabo + due settenari. Finora, funziona anche senza trecentismi, barocchismi e contorsionismi linguistici troppo spaventosi per il lettore Instagram. 



E ora, un po' di bibliografia (sono semplicemente i testi che ho usato io, non è una bibliografia esaustiva ma la metto, come sempre, solo per trasparenza).

Per quanto riguarda Filodemo, obbligatoriamente:
  •    Marcello Gigante, Il libro degli epigrammi di Filodemo, Napoli, Bibliopolis, 2002.
Alle pagine 78-82 c'è il commento all'epigramma della mela, con relativa bibliografia (anche sul motivo del lancio della mela, a cui spero di dedicare almeno un video in futuro).

Per Callimaco:
  • Callimaco, Epigrammi, traduzione di Giuseppe Zanetto, introduzione e commento di Paolo Ferrari, Mondadori, Milano, 2002.
Per Asclepiade, devo essere sincero, non ricordo quale edizione usai, fu pur sempre due anni fa. Molto probabilmente fu o da Perseus (quindi ed. Paton, 1917) o dall'edizione Einaudi dell'Antologia Palatina.
  • Antologia palatina. Testo greco a fronte. Libri VII-VIII (Vol. 2), a cura di Filippo Maria Pontani, Einaudi, Torino, 2022.


Piccola nota. Non scrivo quasi mai a quale pagina ho letto una notizia perché credo che questa bibliografia possa essere d'aiuto quasi solamente per gli (scusate la parolaccia) addetti ai lavori. Non vuole essere un atteggiamento elitista o esclusivo, che sia chiaro. Questa bibliografia è soltanto per chi sa farsene qualcosa, non sono consigli di lettura (potremmo parlarne in futuro, si vedrà). D'altronde, se non carico su Instagram il testo originale delle mie traduzioni (né gli stessi riferimenti) è perché se c'è qualcuno a cui non c'è bisogno che io faccia conoscere queste cose, è proprio chi le conosce già. 

Valete.

venerdì 1 marzo 2024

"Syracusia": fonti

[ATTENZIONE: il post Instagram a cui si riferisce il presente post è stato rimosso. Lo ricaricherò in un futuro imprecisato.]


Per quanto riguarda il mio ultimo post uscito su Instagram sulla nave Syracusia [RETRIEVED] (giuro che per un po' di tempo smetterò di parlarne), metto qui i testi di cui mi sono servito per la sua realizzazione. Preferisco farlo per trasparenza, e preferisco farlo qui sul blog piuttosto che su Instagram per comodità.


Sono partito dal testo dei Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati consultabile in inglese su attalus.com (del 1854, mica pizza e fichi) e in greco su Perseus (ed. Loeb di Gulick, che si basa sull'edizione di Kaibel).

L'edizione italiana (con testo greco e traduzione) che ho usato, soprattutto per le note esplicative, è: 

  • Ateneo, I deipnosofisti. I dotti a banchetto, su progetto di L. Canfora, 4 voll., Salerno Editrice, Roma 2001.

Segnalo, per gli interessati, il progetto Digital Athenaeus - A digital edition of the Deipnosophists of Athenaeus of Naucratis.


Per quanto riguarda la nave Syracusia mi sono servito di:

  • Lionel Casson, Ships and seamanship in the ancient world, Princeton (NJ), Princeton University Press, 1986 (una vera e propria summa della storia navale antica, abbastanza accessibile anche ai non-specialisti).
  • Turfa, Jean Macintosh, and Alwin G. Steinmayer, The Syracusia as a giant cargo vessel, in «International journal of nautical archaeology», 28.2 (1999), pp. 105-125 (DOI: 10.1111/j.1095-9270.1999.tb00826.x).
  • Meijer, Fik, and André Wegener Sleeswyk, On the construction of the ‘Syracusia’ (Athenaeus V. 207 AB)«The classical quarterly», 46.2 (1996), pp. 575-578 (DOI: 10.2307/639813).
  • Castagnino Berlinghieri, E.F., 2010, Archimede alla corte di Hierone II: dall’idea al progetto della della più grande nave del mondo antico, la Syrakosia, in Braccesi, L., F. Raviolo. G. Sassatelli (edited by), Hesperìa, 26, Studi sulla grecità di Occidente, L’Erma di Bretschneider, pp. 169-188.


Ho preso il disegno della nave da questo post su Facebook, realizzato da K. Fais.


Un video di TED-ED sull'argomento si trova qui.


La citazione dal testo di Ateneo presente nella terza diapositiva è da Deipnosofisti 5.206d.


Valete.