giovedì 29 febbraio 2024

29 febbraio 2024: scuse a un anonimo, storia di Internet, speculazioni sul futuro

Mancano pochi giorni al sesto compleanno di questo blog, Syracusia. Per festeggiare come si deve questa ricorrenza, ho deciso di scrivere un post simbolico. Non è il post numero cento, o il numero mille o il quindiciliardesimo: è il secondo. Perché questo blog, fino ad ora, non ha mai avuto un continuo.

Syracusia è uno dei tanto nomi che mi sarebbe piaciuto assegnare a una minuscola porzione del grande oceano digitale in cui nuotiamo. Una porzione in cui esprimere la mia persona, in maniera sicuramente diversa da come io faccia nel mondo non digitale. Nella stessa maniera in cui ho visto esprimersi altre persone sui blog, tra gli anni '00 e i primi '10 (fa paura usare le forme contratte per i decenni del secolo corrente, vero?). Lo spirito che animava quell'Internet che conoscev(am)o aveva un nome: si chiamava passione

Ho avuto tantissimi spazi tutti per me su Internet, ragione per cui è normale che non tutti abbiano superato la fase della prima germogliazione. Senza modestie, e di sicuro non per ostentare quei miei quindici minuti di celebrità,¹ molti hanno avuto grande seguito e hanno dato vita a un dialogo costante tra quantità di utenti non realmente comprensibili per me che, in quegli anni, ero molto giovane e venivo esposto a un mondo che non tutti conoscevano ancora. Quando si tratta di persone, le centinaia e le migliaia non sono ordini di numeri con cui abbiamo a che fare nel quotidie, generalmente.

L'Internet di oggi è molto diverso da quello di quindici anni fa, di dieci anni fa. Di cinque anni fa. Vorrei poter vedere nella tiktokizzazione i colpevoli del mondo quasi distopico in cui viviamo: vorrei additare designer, aziende e utenti (sigh, anche me stesso), tutti quanti insieme. Vorrei, ma poi penso che forse per trovare le colpe bisognerebbe, forse, tornare indietro fino all'avvento della galassia smartphone? Ma che ne so. Forse ci sarebbe da tornare ancora prima? Sono una persona dubbiosa, e le semplificazioni e i capri espiatori preferisco lasciarli a chi non ha il tempo da dedicare alla bellezza che è nella lentezza. L'evoluzione di Internet è un aspetto della nostra realtà che meriterebbe tanti, tanti di quegli studi. Hopefully, un giorno esisterà una sorta di archeo-socio-filologia digitale che si interrogherà sui motivi per cui siamo passati dai meme² sempreverdi come i rage comics a quelli che durano giorni, anche meno di una settimana.

Ma perché dilungarmi? Il nome e la storia della nave Syracusia mi piacevano così tanto che ho deciso di non fare tabula rasa (anche perché da questa tabula c'era poco da radere), ma di riprendere questo stesso blog invece di crearne uno da zero. Alla fine, si tratta dello stesso progetto che avevo già in mente qualche anno fa. Solo che ora è il 2024, tutto qua.



Google Analytics mi dice che, dalla pubblicazione del primo (unico) post, un migliaio e mezzo di persone lo hanno visualizzato/aperto/cliccato. Su questi visualizzatori, non so quanti lo abbiano effettivamente letto. Ma c'è una persona, che molto difficilmente continuerà ora a leggermi, che aveva apprezzato la storia della Syracusia. Trattasi di un anonimo che si era mostrato interessato agli eventuali ipotetici prospettati eventuali futuri argomenti³ trattati sul blog e che me lo fece sapere con un commento poche settimane dopo la pubblicazione (commento a cui risposi anni dopo e a cui rispondo nuovamente qui, ora). Non so chi tu sia, ma spero tu sia in vita, in salute e felice, e ti ringrazio per il pensiero gentile che mi dedicasti, sei anni or sono. Alcuni incontri fatti nel grande oceano digitale non si dimenticano.

Bene. Tutto questo per dire cosa?
Proverò a curare questa minuscola porzione di Internet nel tempo a venire. Non parlerò soltanto di mondo ellenistico e di opere perdute. Sicuramente ne parlerò tanto, dato che a tutti i miei auditori non-digitali ho già rotto le balle a sufficienza con queste mie fissazioni e inizio a rendermi conto che quando annuiscono da automi bofonchiando un "ma che bello..." potrebbero non essere sinceri del tutto. Ma li perdóno.

Parlerò anche di cose meno antiche, non soltanto recenti o contemporanee. Qualsiasi cosa significhi ciò. Long Now Foundation? Sì, ne parleremo. Asimov? Sì, imprescindibilmente. Intelligenza artificiale? Si vedrà. Il tutto senza obbligazioni né doveri. A parte uno: quello di non scrivere falsità, o quantomeno di provare costantemente a essere precisi, ad attenzionare le fonti, e a non mistificare. Al prossimo bisestile riparleremo di quanto veramente tenuto fede a queste promesse. Intanto, buon 29 febbraio.

Chiudo con un bizzarro epigramma letto non so dove e non so quando. Su Internet non riesco a trovarlo, ma dubito sia antico come vuol far credere. Resta comunque abbastanza simpatico.


«Domandaro a Pittaco sapiente

suoi concittadini, curiosamente:

"Che cos'è nel mondo che è insicuro,

invisibile, dubbio ed oscuro?".

E Pittaco rispose: il futuro».


Valete. 

Ricondividerò spesso vignette di xkcd, sappiatelo.





¹ Mi ero ripromesso di non usare mai questa formula straabusata, ma ci sono cascato ugualmente. Quando quella cosiddetta celebrità ce l'avevo avrei sicuramente scomodato Warhol, e forse è per questo che lo sto facendo ora.

² Nel 2018 avrei felicemente usato memi al posto di meme. Oggi dico: concediamoci di tanto in tanto il lusso di un sostantivo che sia al contempo di origine inglese, accolto quasi universalmente come invariabile e pronunciato all'italiana. A quanti altri casi simili siete in grado di pensare?

³ Sopprimiamo l'esecrabile recente uso della parola "contenuto" per indicare tutto ciò che viene prodotto per il consumo di un pubblico digitale. Ancor di più però evitiamo come la peste, vi prego, gli abominevoli derivati "creatore, creazione di contenuti".