sabato 10 marzo 2018

Syracusia - Palazzo sul mare

Circa due millenni fa, in Medio Oriente, tirava le cuoia una persona molto speciale. Aveva 33 anni, e la sua morte portò alla nascita di un vero e proprio culto intorno alla sua figura. La sua tomba divenne presto meta di innumerabili pellegrinaggi e, secondo certe credenze, questa persona sarebbe stata il figlio di una divinità (benché da un punto di vista più scientifico queste affermazioni non risultino molto fondate).
In vita, il suo obiettivo era stato quello di unire genti e popoli diversi sotto un unico grande regno, al punto di essere chiamato "signore" e "re". Noi, guardando il nostro mondo e nel particolare la civiltà occidentale, vediamo i segni indelebili del suo operato, ancor oggi evidentissimi.
Sulla sua vita sono state tramandate tante storie, e non solo per tradizione indiretta: alcuni dei testi che lo riguardano sono stati scritti proprio da persone che lo conobbero personalmente e che trascorsero parte della loro vita con lui, accompagnandolo nella sua missione. 
Tra le più interessanti, a mio parere, c'è quella del suo ingresso a Gerusalemme e dell'accoglienza trionfale con cui gli abitanti della città lo onorarono. Evento senza ombra di dubbio da collegare a ciò che i profeti Isaia e Daniele avevano predetto secoli prima: un giorno il loro dio Yaweh avrebbe inviato agli Ebrei un salvatore, un re che occupasse il trono di Salomone. In lui gli Ebrei videro il Messia promesso, e gli aprirono le porte della loro Gerusalemme.
Altra storia interessante, ma ancor meno fondata dei suoi presunti natali divini, è quella della sua ascensione al cielo. Personalmente la ritengo una leggenda, per quanto affascinante e romantica essa sia, ma so di avere buona compagnia in questa mia convinzione.
E qui ci fermiamo. 
Sì, perché mica possiamo stare qui a parlare di Alessandro Magno tutto il giorno, Cristo santo.
Busto di Ale al British Museum
Non è di Alessandro che voglio parlare, ora come ora. È di qualcosa di molto più grande. Molto, molto, molto più grande. L'unico paragone azzeccato che mi viene in mente è quello del rapporto di grandezza tra un uomo e una nave.
Infatti è proprio di una nave che voglio parlare. Si tratta della Syracusia, da cui prende il nome questo blog.
Più o meno tutti hanno sentito parlare delle sette meraviglie del mondo classico. Ripassiamole per rinfrescarci la memoria: stiamo parlando di due tombe monumentali di re (Piramide di Cheope e Mausoleo di Alicarnasso), due statue gigantesche di dèi (Colosso di Rodi e Statua di Zeus a Olimpia), un tempio riccamente decorato (Tempio di Artemide), una torre luminosa molto alta (Faro di Alessandria) e un orto botanico paradisiaco (Giardini pensili di Babilonia). Furono queste costruzioni, sparse un po' ovunque per il mondo allora conosciuto, a colpire gli abitanti dei regni nati dalla scissione dell'impero di Alessandro e a indurli a stilare una vera e propria Guida Turistica del Mondo Ellenistico™, la lista delle sette meraviglie del mondo (anche se il termine usato originariamente significava cose da vedere, ma ciò avvalora ancora di più l'idea della guida turistica).
A queste si sarebbe benissimo potuto aggiungere un altro capolavoro dell'ingegno umano: la nave Syracusia.
Nell'anno 240 a.C. le acque color del vino del Mediterraneo venivano solcate da un mastodonte di legno dalle dimensioni inaudite. Ben 110 metri di lunghezza, più o meno le dimensioni di un moderno campo da calcio. Fino ad allora nessuno aveva mai visto un'imbarcazione tanto grande (o almeno non che ne abbiamo notizia; se poi vogliamo unirci a R. E. Howard e immaginare un'Era Hyboriana preistorica in cui all'epoca dei Neanderthal c'erano già regni splendenti che si stagliavano per il mondo come manti blu sotto le stelle possiamo anche farlo. Ma ne parleremo un'altra volta).
Questa nave immensa era stata commissionata dal tiranno siracusano Gerone II all'ingegnere Archia di Corinto, che nella sua progettazione si fece aiutare da un personaggio presente in tutti i libri di fisica delle nostre scuole: Archimede. Archimede, quel famoso Archimede, famoso per quel famoso principio che porta il suo famoso nome. Ed è proprio in questa storia che si inserisce la scoperta del suddetto principio, che infatti è collegato proprio al galleggiamento dei corpi.
Un altro dei motivi per cui ricordiamo Archimede è quello di aver detto una parola strana e difficile da ricordare:
Poi qualcuno mi spiega perché Archi qui è così felice se accanto a lui c'è la testa decapitata di Edi
Ok no, forse lo immaginiamo più così:

Probabilmente la storia di Archimede che scopre il principio che regola la spinta idrostatica proprio mentre si trova nella vasca da bagno è tanto infondata quanto quella secondo cui sia stato lui l'inventore delle paperelle di gomma (la pecca principale di questa ipotesi è che nel III secolo a.C. ancora non si sapeva come lavorare la gomma e il cloruro di polivinile, ma ci sto lavorando, non è una teoria eccessivamente campata in aria). 
È molto più probabile che Archimede abbia scoperto il principio durante i suoi studi e che non si sia mai messo a correre nudo per le vie di Siracusa gridando "eureka", come ci suggerisce l'amico Vitruvio. Nonostante io creda che la versione preferita sia unanimemente la seconda, il punto è che molto probabilmente questa scoperta sia da collegarsi alla costruzione della nave Syracusia.
Infatti, una nave creata con lo scopo di essere la più grande di tutte doveva essere di conseguenza anche la più pesante. Al peso della nave stessa va ad aggiungersi quello del carico, descritto minuziosamente da Ateneo nella sua opera I Deipnosofisti, in cui tramanda la descrizione della nave fatta da un autore precedente, Moschione.
La Syracusia era infatti destinata a trasportare:
  • 60.000 misure di grano
  • 10.000 vasi di pesce sotto sale
  • 74 tonnellate di acqua potabile
  • 600 tonnellate di lana
  • 600 tonnellate di altre merci.

A tutto questo ben di Dio si aggiungevano circa 1000 passeggeri. Di questi, 142 avevano le proprie cabine di prima classe, sul ponte superiore.
Oltre ai passeggeri che stavano prendendo parte a quella che era sostanzialmente la prima crociera della storia erano presenti anche 200, o forse 400, soldati, che avevano l'incarico di difendere la nave da un alquanto possibile attacco pirata. A loro disposizione avevano l'artiglieria progettata dallo stesso Archimede (che, ricordiamo, fu anche l'inventore di quelle macchine belliche infernali usate per difendere Siracusa da Roma durante la seconda guerra punica): una gigantesca catapulta e due baliste capaci di scagliare rispettivamente massi da 80 kg e dardi lunghi 6 metri.
Il ponte superiore era sorretto non da semplici colonne, ma da statue lignee del titano Atlante alte 3 metri. C'era un ponte di passeggiata con fiori e piante, in particolare edere e altre rampicanti. Conduceva a un tempietto in onore di Afrodite, squisitamente decorato con statue e immagini. Il pavimento era di pietra d'agata.
Oltre al tempio erano presenti una piccola biblioteca, un ginnasio, dei bagni con acqua calda (paperelle di gomma incluse, secondo alcuni), una sala da pranzo, cucine con magazzini, forni e mulini. Era a tutti gli effetti una piccola città, un palazzo sul mare
Le pareti dell'interno della nave erano rivestite di 1000 mosaici che ritraevano scene dell'Iliade. Insomma, quando si parla di ottava meraviglia, è alla Syracusia che bisogna pensare, senza ombra di dubbio.

La nave fu costruita da 300 operai in circa un anno. Quando i lavori terminarono, il problema più grande era quello di varare una nave 50 volte più grande di una comune trireme. E qui entra in gioco un'altra frase famosa attribuita ad Archimede: quella cosa sulle leve e sulle manie di grandezza del matematico siracusano. Datemi un punto d'appoggio e solleverò la Terra, ecco.
Archimede riuscì effettivamente a spostare quel giocattolino che era la Syracusia dalla terraferma al mare, usando un sofisticato sistema di specchi e leve e stupendo Gerone.
Tutto è bene ciò che finisce bene, ma non era questo il caso. Già, perché c'era un problema.
Avete presente quando trovate la t-shirt dei vostri sogni e la comprate, per poi scoprire che vi sta piccola? In quel caso l'unica soluzione sarebbe regalare la maglietta a un amico facendogli credere che l'avete presa apposta per lui.
Gerone II si trovò più o meno in questa situazione, perché la Syracusia era così grande che non poteva entrare nel porto di Siracusa. Né in qualsiasi altro porto della Sicilia. Né in qualsiasi altro porto del Mediterraneo, a eccezione di uno.
Avete presente quando la maglietta che state dando via ha un disegno dei Pokémon e avete un amico che ha proprio la taglia della maglietta e a cui i Pokémon sono piaciuti fin da quando aveva quattro anni? E per di più siete in ottimi rapporti e la t-shirt potrebbe migliorare ancora di più la vostra amicizia?
Gerone è stato forse il più fortunato nella storia di quelli che dovendo dare via un regalo scomodo hanno trovato la persona più adatta a cui rifilarlo, un po' come qualcuno di cui non ricordo il nome che qualche anno fa è riuscito a farmi diventare il legittimo proprietario della sua edizione di Dal big bang ai buchi neri di Stephen Hawking, che non credo gli manchi più di tanto. Nel mio caso, ho apprezzato così tanto il regalo che il misterioso benefattore è stato vittima di damnatio memoriae e adesso non ricordo nemmeno la sua identità. In quanto al libro, non ne ricordo l'ubicazione.
Nel caso di Gerone invece andò tutto alla perfezione. Costruisci una nave gigantesca, non sai dove metterla e quindi la mandi come regalo al faraone d'Egitto, Tolomeo Evergete, che, guarda un po', vive proprio ad Alessandria, la più grande e importante città portuale del mondo conosciuto. Andiamo, puoi forse chiedere agli dèi di darti più fortuna di così? Ti può forse andare meglio?
Quindi sì, si può proprio dire che la Syracusia andò in porto. E vissero tutti felici e contenti.
Se poi la nave restò nel porto, non è dato saperlo. Gli storiografi hanno raccontato soltanto del suo viaggio da Siracusa ad Alessandria, senza ulteriori informazioni sul destino della nave, ma a noi non resta che immaginare quale portentosa meraviglia fosse una nave del genere nel III secolo a.C.